Gli ingorghi - Gli sgorghi
SQUILIBRIO DI SANTITA'
* Lo vidi entrare pallido e scosso
* Passeggiava sull'erba falciata
MASONOVECENTO
* Piccole anguste polverose ragnatele
* Credevo fossi arrivato più tardi
* Pensavi e ti dicesti ch è vero
* Hai frugato a lungo nel mio utero
PLACEBO DI SOLITUDINE
* Voglio avere una dolce aria da respirare
* Sono ubriaca io non capisco la neve che scende
* "Favole"
LE TERRE SOMMERSE
SQUILIBRIO DI SANTITA'
Lo vidi entrare pallido e scosso
percosso dalla solitudine
temeva presenze
inghiottiva parole
trasmetteva mormorii labiali
si avvicinò
stremata io m'allontanai
gli gridai di uscire dalla stanza
gelando le pareti
alzò lo sguardo
magari quella notte
piansi pure
la luce fu
la luce
quella dell'alba?
la mia vista
non la riconobbe
nulla più
nulla più
che il sentiero
ed il tempio
il fiume era dolce
e saporito il verde
colore della terra
che bevvi.
Gioia esprimiti.
Perduta nel tuo oblio sarò
a galla da ogni io
vivrò
Morte e vita annegare
in sereni voli
saprò pensare
E le cose rimpicciolire
l'attimo l'ora
potrò capire
Del tuo pensier già corron fremiti.
Ho la cometa su di me.
Ed è come spiare
il tempo
Senza tempo
Ma ecco una nuvola
i dubbi li ha anche il cielo..
e stasera la rabbia ruggente
m'intasa di strano ateismo
non preghiera ma infantile accusa
e fa, Creatore, che ci piova sopra.
Passeggiava sull'erba falciata
e l'odore vaporava come di
fresca ferita
marciava funeraria
ascoltando dilaniate impressioni
di vegetale tristezza.
Fu lei a strappare quel fiore
dolcezza d'inchiostro
se più nulla esistesse
e scriverei soltanto
per-dio
"A mia madre"
Ti parlerò d'amore
ora
tornata da laggiù
dove il tempo era fasullo
e fasulla la vita del tempo
o sconvolgente natura
amami
come la madre porge il seno
e dovesse il latte tuo non saziare più il mio corpo
insegnami a volare
ma sempre fra le sue braccia.
Nella profondità io vidi alti cori di gloriosi addii
ebbero a pensare fosse follia
quando gli occhi socchiusero la disperazione
Credere: e quel cielo fosse caduto
nel centro m'avrebbe colpita
Non essere nervosa
l'infinito non può mantenere
QUESTO EQUILIBRIO
così crudele questa legge - ma
dovessi essere perfetta
mi ricompenserebbe
Apro le narici in questo fumo grigio di pensieri
e dissolti li vedo cadere
con il fruscio della matita
Difficile farli pensare
dubbiosi si impongono
il sorriso
parlano parole
ed io pensieri
nessuno riesce a entrare nella mente
mia nebbiosa materia molle
porosa
viva e mutevole cervella
guizzante
nello spazio
sotto il sole
e dentro la notte
Domani -che mai più sarà domani-
proiettata ancora mi vedrò
sul pianeta
mossa da energia vitale
in uno scenario galoppante
che si trasforma fuggevole alla mente
Dentro l'immateriale sembrò separarsi
Dolorissimo non fu mai detto.
Pensai al fiume nascosto
tiepido fulgore di me
gli occhi la foce
il pensiero i vapori
eccolo
e piango
Sarà stata la stagione degl'incanti
e degli incantesimi
osannarmi negli specchi
piove ancora infetto
non c'è anima che vaga
sarà spirito a inondare
sarà stata la stagione degl'incanti
e degli incantesimi
MASONOVECENTO
Femori spezzati
sulla piazza dei manganelli
ululati di sirene terrestri senza capo né coda
il latitante è certamente fra loro
incubato ogni notte
dalla scabbia la rabbia la sabbia
dei suoi timori
troncategli il femore
l'arteria sarà
a spezzare quell'urlo
quel sibilo eco di velocità
Questa piazza è uno schifo.
Piccole anguste polverose ragnatele
d'un sapore giallino di febbri
e di malumori
Gronda il soffitto di me.
Perché io? / Un cervo sballato si stacca dal branco..
Perché sono proprio io? / comincia a correre verso la pineta
Non riesco a capire chi sono.. / si ferma un istante e si guarda attorno
Né come / con una spinta lieve del capo ricomincia la sua corsa; grosse zolle di terra si alzano al suo passare.
E' impossibile l'esistenza / Galoppa in preda a una pazzia.
E' solo un sogno / E sbanda da una parte stanco ormai di rincorrersi.
Un lungo o breve sogno della materia cerebrale nel mare dello spazio dove galleggiano le menti / la paura del pericolo e della solitudine segnano il suo sguardo.
Sogno sempre più assurdo ch è solo incubo / Il cervo si è gettato dal dirupo..
Occhi della foce mia
foste voi i signori dello sguardo?
O soltanto i servitori?
io conosco il cielo che c'è in voi
non sa che di niente
il vostro profumo
liquefame infetto
c'è un orzaiolo di parole
Credevo fossi arrivato più tardi
o no io non m'annoio ad
aspettare
vuoi amarmi subito?
forse sì sarà meglio ch'io spolveri
la scala
l'ultima volta abbiamo
sporcato i nostri abiti
e quella polvere ho respirato
così da vicino
io non conosco il timore
di morire
sarebbe tutto magnifico se
accadesse fra un po'.
Amore stai qui
siediti
io ti guarderò - non parlare
il silenzio è nel cuore nel fegato
nel cervello
queste pupille mute ascoltano le tue
vedevo lontano quel giorno
ero impaurita
luttuoso sapore di cui nutrivo
i pensieri
siediti accasciati qui
aspetto soltanto di darti le mani
io guardo le tue
Non conosci il tiepido scroscìo
del liquido gassoso
andava sul mio corpo
e tutto ciò fu soltanto per me
il volo.
Se questa tristezza
piovesse a grosse zolle umide
sul passato
quel che ho raccolto lo gusterei
amore mio
io non conosco altro nome che il tuo
disse un amico
"moriamo insieme volete?"
o eccomi a morire da sola
senza quel sogno sono
il sentiero di paglia sta bruciando
i tizzoni sotto i piedi io non sento
saranno queste lacrime
saranno queste lacrime
a dirti eccomi.
Infatuati dalla luce
percorsero i sentieri sdrucciolevoli
inciamparono scivolarono
schivarono le fosse
infinemente vissero d'un solo respiro
il sapore crudo della carne al sangue fumeggiava
sulle braci
il calore non fu che scottature
piaghe e urli di dolore
il deserto rombeggiò
si aprirono le fauci della terra
in fondo proprio nel fondo
c'era il fondo
nient'altro che il fondo
Pensavi e ti dicesti ch è vero
che è tutto vero
e domani servita sarebbe la tua verità.
Giocavi alla quercia in gemma fiorita.
Dolce domani pensasti
più amata sarà la tua persona
e niente più niente ti schiaccerà.
Speravi nel sole in tramonto.
Nessuno potrà più distogliere me
domani potresti amarti di più
e intanto t'odiavi nel fondo di te.
Sapevi il tuo domani accanito
e le tue mani sincere gli occhi fedeli
e mente che non seppe domani ricordarsi di te.
Le isole si muovono
chiatte intrascinabili
come continenti
Divento golosa
gli orgasmi alimentari
quando scatta il meccanismo
La carta si restringe e non si scioglie
dentro una bottiglia
Saranno incubi da tarda digestione
diretti dal / bicarbonato d'ammonio
sceneggiati dagli aromi naturali.
Hai frugato a lungo nel mio utero
mentalmente distaccata mi chiedevo che cercavi
Rovesciarlo come una tasca
a vederne l'habitat
non t'è riuscito.
D'un tratto si aprì una finestra
fuori c'era un gran vento
ma nulla si scompose sui tavoli sul pavimento alle pareti
improvvisamente entrò
nella stanza
e chiuse quella finestra
si sedette sulla poltrona attendendo che la bufera sfondasse
la sua porta.
La verità fra luce ed ombra
fra eternità e fine
e le voci di Dio
il pianeta in baraonda
coi sensi accesi
i nervi fragili
le immense solitudini
come oceani e i suoi venti
materiali tentazioni
nel covo del cervello
animali assetati
scandiscono an-go-scia
PLACEBO DI SOLITUDINE
beate corolle spente
dal gelo
Primavera verrà
ma addio / che non vi
riconoscerò
Voglio avere una dolce aria da respirare
e per non pensare alla pioggia
devo poter pensare al cielo
e le sponde di ogni mare
debbono essere morbide e sicure
per vagheggiare con la mente
ogni silenzio dev'essere svegliato
e per giocare con le acque
poter conoscere l'ossigeno
Voglio fermarmi con la moltitudine
e dir loro ciò che penso
e lasciar che loro dicano ciò che pensano
e per poi fare ciò che voglio fare
- mai vorrei -
riuscire a scoprire perché
Voglio costruire il colosso d'un castello
o un anfiteatro greco-antico
o una lunga e grossa fossa
per fucilarli tutti addosso al muro
per lasciare che si divertano
o per farli morire
nella terra calda
dove tornerete a germogliare / vegetali.
Strappare le mie radici
lasciarle seccare
all'ombra d'un sole più caldo
vederle cadere
giù dal dirupo
morte senz'altro
senza la terra
rotolate lontano da idee / nodi appassiti
fuggite per sempre
da linfe di falso valore
estirpate da terre
inquinate dal niente
e andare.
Puoi credermi amore
sarò per sempre sola
tu con gli altri darmi molto potrete
ma sola io sarò sempre
e così tu, dentro di te
toccherai te soltanto
Non esser triste, amor mio
pensa a come il coraggio di vivere
è grande in noi
che sappiamo d'esser soli.
Sono ubriaca io non capisco la neve che scende la pioggia che va il sole che splende la neve che scende la pioggia che va il sole che splende la neve che scende la pioggia che va il sole che splende
e tutto l'amore che scoppia io non so
vita non è che un attimo che splende
io sono centomila io sono duemila
tu non sei che tu ed io ti amo
Così io ti amo
Se la notte
questa notte
non dovesse finire
come nei ghiacci del Nord
ti vorrei qui
a non risvegliarmi
con il sole
ma coi tuoi occhi sopra i miei
a non sentire
i clamori del mattino
ma gli schiocchi dei tuoi baci
a non vedere luce
ma soltanto il suo calore
a non alzarmi sui piedi
ma sulle ali
splendido volo
dolce planare
e nulla che planare
sul tuo esile fluente corpo
non d'ossa ma
mercurio d'argenteo tatto
da bere
e avvelenarmi per sempre / di te.
Mani, magnifiche mani
che nell'irreale
sfiorano il mio corpo
e nell'irreale
vivono il mio corpo
mani di bambino
che non come un bambino
mi fanno impazzire.
Le tue mani
le comprerei.
"Favole"
Favole
raccontami
di là dal celeste balcone
fiorito
ascolto questi singulti
non so proprio il perché
il sentiero stavolta parla di
favole
raccontami
di là dal celeste balcone
sfiorito
ascolto questi singhiozzi
non so ancora perché
il sentiero stavolta sussurra di
favole
raccontami
di là dal celeste balcone
crepato
ascolto questi lamenti
non so non lo so
il sentiero stavolta mi porta
alle favole nere.
Flebile flebile
come questa voce
dolce fu attendere
ero pronta energia
ero la scia
Voglio metamorfizzarmi in un'aquila
nera
crudele essere voglio
artigli lacerano la carne
il becco disintegra i cervelli
volare più alta
il mio genere
m'incatena
Purché tu sia saputa risalire
Purché
Infatti parevano giocattoli
parevano purché
li guardavi stralunata
li guardavi infatti
Persino il cucchiaio tremò
il cucchiaio persino
Quando cadde per terra
per terra cadde
non conobbe altro che dell'altro
Purché persino quando li guardavi
per terra infatti cadde.
Mi muoverei senza indugi
Mi muoverei senza ripetizioni
se mi muovessi con l'alone
e piuttosto indugiante
quando i fiammiferi m'impediscono di fumare
Sfregamento inutile
come pube sullo spigolo d'un tavolo
Parlami del sottosuolo
e poi dell'immensità
ma non dirmi del dolore
giacché satura ne sono
Gridami la gaiezza
al di là della frattura
dei tuoi sentiti belati
di luce tiepida e accecante
nelle stelle del nostro immenso piacere di
essere per non essere e di sentire
senza sentire / perché il benessere
delle nostre anime sconvolte è così
grande nelle schiere degli angeli impazziti di dolore
che non sanguina più
il cielo dei nostri rimorsi né
risplende ma risplenderà
perché il sapore del terreno è amaro
e dolce e nello stesso tempo
non c'è tempo e non c'è terreno.
Parole stracciate
su carta a brandelli
L'ha graffiata il mio gatto
perché mi vuole per sé
AFASIA
Il signore guarda la stanza
entra nella stanza
tossisce
- eco nella stanza -
i colori si fondono
e il signore si meraviglia
splende ora la stanza
del colore della luce
il signore si abbaglia
abbassa gli occhi
incuriosito li rialza
Nessuno conosce la storia
del signore che entra nella stanza
dove l'eco ed i colori
sprofondano con la stanza.
"Van Gogh"
Gustando le fragole marcie
andetti
a giocare con le parole
frugale nel fondo
piccoli nei brufoli neri
pennava l'inchiostro con la carta
roteando pupille senza palpebre
fui errabonda giovine giovane
esploravo cavernosa la pelle del letto
sul tetto folletto indovenava la tua braccia
correzzzioni ortografarie m hanno incuadrata
escire io usco dal flebile gusto delle tozze
rapozze dita mangiate
sacchero e zule di eterna golìa
profonda virulenta indecisabile pàrola
mi chiamo
senza ditemi basta!
coloraterrimo arcobaleno di pioggie di bufere cicloni-che
calava a cappa sul / celo
lo sguardo: non occhio che me
megocentrismo assilloso annoda i ricciuoli
novecentesimo secolo di quali progenie
progetti protetti
provati sapori?
Leggetti dunuomo ch uccise la vecchia usurandaia
maltello e scarpello scricchiavano sulla ronda
delle scale
scioccòmi il colore di una pozzanghera
di sangue insul tappeto
scotettero il testo..
Fuori! -anzinò- Dentro!
Fu laccentapostrofo a morire di pianto.
Lacrimuzza chi scendea
-parea la musa tua duemileggiante-
onde posar tu tacqui la tristezza
e sempre l'acqua a dir dove io fui
quieto mesto cullo feto
a favellar chi m'insegnò?
c'è una mela sull'albero
c'è una
c'è una mela
io odio le mele
questi frutti di tante razze
questo sapore di tanti gusti
quella rotondità imperfetta
sono sicura che se c'avessi pensato non l'avrei mangiata
le sue proprietà digestive le avrei conferite all'alga
io sono come quel verme che muore soffocato dentro
la sua maledettissima mela
Giostra di sentimenti
girerà intorno a questi anni
finché ragione ed
abitudine ed abulia
faranno di noi
un tiro a segno
con i premi di consolazione.
Erano minutamente minuscoli e ingrovigliati
con le zampette
la rotondità dei loro corpi toccai con le dita
ragnatele in questi miei capelli
ragni in ogni ogni
eccolo controluce a tessere verso l'alto
strappo il filo
o come polvere
non cadi.
Sogni fa il cammello
la notte ventosa
e le tende non altro che mantelli
il sibilo del sale
il terreno respira
così poco compatto
SABBIA nei miei occhi
non riconosco né oasi né inferni
Il buio pensiero della serenata
quando la treccia tagliai se n'è andato
balconi non ho sospesi nell'alto
scavalco ogni giorno e son la mia porta
e queste braccia che non vogliono chiudersi.
La finestra della casa si spalancò
sembrò urtare le pareti
dentro e fuori
la tenda color fumo si spinse nel cielo
cercando di staccarsi da quel soffitto umido
si stracciò le ali
e dei brandelli ora piange il soffitto.
Fermo ad uno steccato
che s'appoggia a fare?
Certamente stanchezza.
certamente
cadrà
,
Qualcosa è trascorso
il pozzo rigurgita fango melmoso
non più vagiti della catena
il secchio sprofonda
la catena si spezza
qualcosa è trascorso
fra le viscere nere del sottosuolo.
Il sole lumina
il lume soleggia
la luna crea
la poesia lunatica
il vento sale
il cielo avventa
la vita muore
Silenzio
C'era una volta il West
e non c'erano più gl'indiani
Sporchi yankies
Pallidi e vigliacchi
Immutabili sospiri del niente
se il silenzio amasse i sospiri
e le rocce urlassero vendetta
forse l'erba marcirebbe
e il vento trasporta la voce del silenzio
e questo sole lo deforma / lo trasforma
Non finisce mai?
E non lo so.
LE TERRE SOMMERSE
Probabile
essere
probabili
dove la luna
è scomparsa
Ed oltre i pori?
le stelle
Se la notte parlasse
al tuo sonno giornaliero
tu, dolce fanciulla cosa diresti?
Lo berrei senza miele né fiele
Allora i tuoi occhi cerulei
nascondono il nero della
tua luna sognante
fonte di vita e d'Ammore.
La linea sottostante nascose lo sguardo
e il gatto non fu mai grigio
L'illuminazione trasmittente
ci scagliò nelle pupille
e sorrise
poi disse
perché
quando il cielo squartò la luna
e l'infinito disse
l'infinito che altro è?
Splendide carezze dava il vento
guerra da lontano
ta-tum il tempo
vi marciava
questo muro fosse amianto
e il cielo fuoco
non avrei paura più
dell'universo
corre la luce sul piccolo occhio reciso
la pupilla non ha limite né colore
Seguire la scia
dissero le onde
poi un giorno
il sole asciugò
il mare
e il vento assorbì
le scie delle nubi
e tu fosti nuovamente
libero
non poserà più fiore
sulla tua scossa veste e quel sorriso
e quel pallore
non rimproveri
la notte
che la culla d'un bambino
è a cent'anni il proprio sonno.
mondo tondo
rubicondo giocondo
terra serra
guerra inghilterra
pianeta asceta
seta moneta
nulla culla
nulla
brevità mattutina
del pensiero solo tracce
da fiutare
e profumi di alterno respiro
cavità illuminate
da gioiosi sogni
"La ballata del sole"
L'aura mattina
si sdraiò sulla notte
coprì d'alba l'emisfero
e si sedette ad osservarlo
Occhio nell'occhio
chi sei?
il tuo colore mi si abbina
guardarmi vorrei nello specchio del ghiaccio
a vedermi sciogliere col fiato mio
Ma se fine ha significato
i ricordi cosa sono?
J'attends le temps
et le temps me regarde
Guardava la polvere sulle lenzuola
disse "hai dormito un millennio"
gli occhi velava d'azzurrino dolore
e crocifisse la mano sul cuore
Volo di gabbiano
perderà le ali
o le sue zampe rugose
senza artigli non s'atterra
J'attends le temps
et le temps me regarde
L'aura mattina
si sdraiò sulla notte
e fu la luna
che l'assorbì, la sera.
E' notte.
più nulla mi nasconderà.
Quietamente accullata nelle vesti di tulle
la ballerina scende i suoi gradini
attratta dal colore del ritmo
lo rifugge chiudendosi nelle sue stanche melodie.
lascia che le mani camminino
lascia che le mani corrano
lascia il mondo in baraonda
togliti le scarpe
sali queste scale
le torri bianche di porcellana
si spezzano
lascia che le mani volino
non raccogliere cocci
Cantava il fiume instancabilmente
Il riposo è nel ghiaccio
la roccia millenaria è silenziosa
non c'è zucchero non c'è sale
Io canto perché il silenzio è anche in fondo al mare.
PIRAMIDA
Che vuole
questa gente che m'osserva?
Non conosco i loro volti
Andate via
mostri di mostruosità
e lasciatemi esistere
senza vivere.
Cullavo le mie voci
dormienti
pullula l'aria di me
eccomi nella cassapanca
ad annusare
la naftalina
Saggio l'assaggio?
o meglio morire ingozzati dal tempo..
e sapere potere
vomitare pensieri..
Le foglie si sono seccate
e confondono il loro colore
saranno forse già morte
La linfa è traditrice.
Coloratissime frivole
ginocchia della storia
io appoggio la sera
e discendo la notte
fuggiva lontano ogni sentimento
voleva tornare al sole
e lì riscaldarsi
Tornerò indietro
appena dopo colazione.
Pensavo profumi di marcio
colore
quell'occhio serrai
come una cantina
odoravo di chiuso e d'umidità
e mi stagionai.
Imparare a muovere il cervello
per conoscere lo spazio che vi vibra
e per spaziare nella conoscenza che ci sarebbe.
Giostrerò le mani al vento
avvolta dalle polveri dalla sabbia
e dal terriccio
diventerò di creta
gesso
marmo
porcellana
e poi cadrò a terra
avvolta dalle polveri dalla sabbia
e dal terriccio
Affanno mi scanno
voglio la sintesi delle mie cellule
sono la greca che muore
in fede a un pensiero
divento latina e vive
al mio fianco colorata leggera l'estasi fuggevole dei desideri
Voglio il succo dei miei pensieri
sono la rivoluzione d'ogni tempo
fatta mio tempo
esaltazione idealizzazione
ogni -zione s'aggiunge di a
o come vichingo di bionda violenza
m'armo di scudi e ferraglie
Se non saranno parole
parleremo fili di lucida seta
attorcigliati fra i corpi remoti
individuati da pallide luci
nel sentiero del cielo
farfalla sarà
L'amore
non esiste
neppuredovecè
neppuredovecè
dovè?
Oh Cristo
io damoremuoio!
Sognando ho rinunciato a vivere
Questo corpo di gommapiuma
scopre l'agopuntura
Jonathan Livingstone
ciao,
come stai?