top of page

Gli ingorghi - Gli sgorghi

Ancora 1
Ancora 2

SQUILIBRIO DI SANTITA'

Lo vidi entrare pallido e scosso

percosso dalla solitudine

temeva presenze

inghiottiva parole

trasmetteva mormorii labiali

si avvicinò

stremata io m'allontanai

gli gridai di uscire dalla stanza

gelando le pareti

alzò lo sguardo

 

 

 

 

 

magari quella notte

piansi pure

la luce fu

la luce

quella dell'alba?

la mia vista

non la riconobbe

nulla più

nulla più

che il sentiero

ed il tempio

il fiume era dolce

 

e saporito il verde

colore della terra

che bevvi.

Gioia esprimiti.

 

Perduta nel tuo oblio sarò

a galla da ogni io

vivrò

Morte e vita annegare

in sereni voli

saprò pensare

E le cose rimpicciolire

l'attimo l'ora

potrò capire

 

Del tuo pensier già corron fremiti.

 

 

 

 

 

Ho la cometa su di me.

Ed è come spiare

il tempo

Senza tempo

Ma ecco una nuvola

i dubbi li ha anche il cielo..

e stasera la rabbia ruggente

m'intasa di strano ateismo

non preghiera ma infantile accusa

e fa, Creatore, che ci piova sopra.

 

 

 

 

 

Passeggiava sull'erba falciata

e l'odore vaporava come di

fresca ferita

marciava funeraria

ascoltando dilaniate impressioni

di vegetale tristezza.

 

Fu lei a strappare quel fiore

 

 

 

 

 

dolcezza d'inchiostro

se più nulla esistesse

e scriverei soltanto

per-dio

"A mia madre"

Ti parlerò d'amore

ora

tornata da laggiù

dove il tempo era fasullo

e fasulla la vita del tempo

o sconvolgente natura

amami

come la madre porge il seno

e dovesse il latte tuo non saziare più il mio corpo

insegnami a volare

ma sempre fra le sue braccia.

 

 

 

 

 

Nella profondità io vidi alti cori di gloriosi addii

ebbero a pensare fosse follia

quando gli occhi socchiusero la disperazione

Credere: e quel cielo fosse caduto

nel centro m'avrebbe colpita

Non essere nervosa

l'infinito non può mantenere

QUESTO EQUILIBRIO

così crudele questa legge - ma

dovessi essere perfetta

mi ricompenserebbe

Apro le narici in questo fumo grigio di pensieri

e dissolti li vedo cadere

con il fruscio della matita

Difficile farli pensare

dubbiosi si impongono

il sorriso

parlano parole

ed io pensieri

nessuno riesce a entrare nella mente

mia nebbiosa materia molle

porosa

viva e mutevole cervella

guizzante

nello spazio

sotto il sole

e dentro la notte

Domani -che mai più sarà domani-

proiettata ancora mi vedrò

sul pianeta

mossa da energia vitale

in uno scenario galoppante

che si trasforma fuggevole alla mente

 

 

 

 

 

Dentro l'immateriale sembrò separarsi

Dolorissimo non fu mai detto.

Pensai al fiume nascosto

tiepido fulgore di me

gli occhi la foce

il pensiero i vapori

eccolo

e piango

 

 

 

 

 

Sarà stata la stagione degl'incanti

e degli incantesimi

osannarmi negli specchi

piove ancora infetto

non c'è anima che vaga

sarà spirito a inondare

 

sarà stata la stagione degl'incanti

e degli incantesimi

MASONOVECENTO

Femori spezzati

sulla piazza dei manganelli

ululati di sirene terrestri senza capo né coda

il latitante è certamente fra loro

incubato ogni notte

dalla scabbia la rabbia la sabbia

dei suoi timori

troncategli il femore

l'arteria sarà

a spezzare quell'urlo

quel sibilo eco di velocità

Questa piazza è uno schifo.

 

 

 

 

 

Piccole anguste polverose ragnatele

d'un sapore giallino di febbri

e di malumori

Gronda il soffitto di me.

Perché io? / Un cervo sballato si stacca dal branco..

Perché sono proprio io? / comincia a correre verso la pineta

Non riesco a capire chi sono.. / si ferma un istante e si guarda attorno

Né come / con una spinta lieve del capo ricomincia la sua corsa; grosse zolle di terra si alzano al suo passare.

E' impossibile l'esistenza / Galoppa in preda a una pazzia.

E' solo un sogno / E sbanda da una parte stanco ormai di rincorrersi.

Un lungo o breve sogno della materia cerebrale nel mare dello spazio dove galleggiano le menti / la paura del pericolo e della solitudine segnano il suo sguardo.

Sogno sempre più assurdo ch è solo incubo / Il cervo si è gettato dal dirupo..

 

 

 

 

 

Occhi della foce mia

foste voi i signori dello sguardo?

O soltanto i servitori?

io conosco il cielo che c'è in voi

non sa che di niente

il vostro profumo

liquefame infetto

c'è un orzaiolo di parole

Credevo fossi arrivato più tardi

o no io non m'annoio ad

aspettare

vuoi amarmi subito?

forse sì sarà meglio ch'io spolveri

la scala

l'ultima volta abbiamo

sporcato i nostri abiti

e quella polvere ho respirato

così da vicino

io non conosco il timore

di morire

sarebbe tutto magnifico se

accadesse fra un po'.

Amore stai qui

siediti

io ti guarderò - non parlare

il silenzio è nel cuore nel fegato

nel cervello

queste pupille mute ascoltano le tue

vedevo lontano quel giorno

ero impaurita

luttuoso sapore di cui nutrivo

i pensieri

siediti accasciati qui

aspetto soltanto di darti le mani

io guardo le tue

Non conosci il tiepido scroscìo

del liquido gassoso

andava sul mio corpo

e tutto ciò fu soltanto per me

il volo.

Se questa tristezza

piovesse a grosse zolle umide

sul passato

quel che ho raccolto lo gusterei

amore mio

io non conosco altro nome che il tuo

disse un amico

"moriamo insieme volete?"

o eccomi a morire da sola

senza quel sogno sono

il sentiero di paglia sta bruciando

i tizzoni sotto i piedi io non sento

saranno queste lacrime

saranno queste lacrime

a dirti eccomi.

 

 

 

 

 

Infatuati dalla luce

percorsero i sentieri sdrucciolevoli

inciamparono scivolarono

schivarono le fosse

infinemente vissero d'un solo respiro

il sapore crudo della carne al sangue fumeggiava

sulle braci

il calore non fu che scottature

piaghe e urli di dolore

il deserto rombeggiò

si aprirono le fauci della terra

in fondo proprio nel fondo

c'era il fondo

nient'altro che il fondo

Pensavi e ti dicesti ch è vero

che è tutto vero

e domani servita sarebbe la tua verità.

Giocavi alla quercia in gemma fiorita.

 

Dolce domani pensasti

più amata sarà la tua persona

e niente più niente ti schiaccerà.

Speravi nel sole in tramonto.

 

Nessuno potrà più distogliere me

domani potresti amarti di più

e intanto t'odiavi nel fondo di te.

 

Sapevi il tuo domani accanito

e le tue mani sincere gli occhi fedeli

e mente che non seppe domani ricordarsi di te.

Le isole si muovono

chiatte intrascinabili

come continenti

 

Divento golosa

gli orgasmi alimentari

quando scatta il meccanismo

 

La carta si restringe e non si scioglie

dentro una bottiglia

Saranno incubi da tarda digestione

diretti dal / bicarbonato d'ammonio

sceneggiati dagli aromi naturali.

 

 

 

 

 

Hai frugato a lungo nel mio utero

mentalmente distaccata mi chiedevo che cercavi

 

Rovesciarlo come una tasca

a vederne l'habitat

non t'è riuscito.

D'un tratto si aprì una finestra

fuori c'era un gran vento

ma nulla si scompose sui tavoli sul pavimento alle pareti

improvvisamente entrò

nella stanza

e chiuse quella finestra

si sedette sulla poltrona attendendo che la bufera sfondasse

la sua porta.

 

 

 

 

 

La verità fra luce ed ombra

fra eternità e fine

e le voci di Dio

il pianeta in baraonda

 

coi sensi accesi

i nervi fragili

le immense solitudini

come oceani e i suoi venti

 

materiali tentazioni

nel covo del cervello

animali assetati

scandiscono an-go-scia

PLACEBO DI SOLITUDINE

beate corolle spente

dal gelo

Primavera verrà

ma addio / che non vi

riconoscerò

 

 

 

 

 

Voglio avere una dolce aria da respirare

e per non pensare alla pioggia

devo poter pensare al cielo

e le sponde di ogni mare

debbono essere morbide e sicure

per vagheggiare con la mente

ogni silenzio dev'essere svegliato

e per giocare con le acque

poter conoscere l'ossigeno

Voglio fermarmi con la moltitudine

e dir loro ciò che penso

e lasciar che loro dicano ciò che pensano

e per poi fare ciò che voglio fare

- mai vorrei -

riuscire a scoprire perché

Voglio costruire il colosso d'un castello

o un anfiteatro greco-antico

o una lunga e grossa fossa

per fucilarli tutti addosso al muro

per lasciare che si divertano

o per farli morire

nella terra calda

dove tornerete a germogliare / vegetali.

Strappare le mie radici

lasciarle seccare

all'ombra d'un sole più caldo

vederle cadere

giù dal dirupo

morte senz'altro

senza la terra

rotolate lontano da idee / nodi appassiti

fuggite per sempre

da linfe di falso valore

estirpate da terre

inquinate dal niente

e andare.

 

 

 

 

 

Puoi credermi amore

sarò per sempre sola

tu con gli altri darmi molto potrete

ma sola io sarò sempre

e così tu, dentro di te

toccherai te soltanto

Non esser triste, amor mio

pensa a come il coraggio di vivere

è grande in noi

che sappiamo d'esser soli.

Sono ubriaca io non capisco la neve che scende la pioggia che va il sole che splende la neve che scende la pioggia che va il sole che splende la neve che scende la pioggia che va il sole che splende

e tutto l'amore che scoppia io non so

vita non è che un attimo che splende

io sono centomila io sono duemila

tu non sei che tu ed io ti amo

Così io ti amo

 

 

 

 

 

Se la notte

questa notte

non dovesse finire

come nei ghiacci del Nord

ti vorrei qui

a non risvegliarmi

con il sole

ma coi tuoi occhi sopra i miei

a non sentire

i clamori del mattino

ma gli schiocchi dei tuoi baci

a non vedere luce

ma soltanto il suo calore

a non alzarmi sui piedi

ma sulle ali

splendido volo

dolce planare

e nulla che planare

sul tuo esile fluente corpo

non d'ossa ma

mercurio d'argenteo tatto

da bere

e avvelenarmi per sempre / di te.

Mani, magnifiche mani

che nell'irreale

sfiorano il mio corpo

e nell'irreale

vivono il mio corpo

mani di bambino

che non come un bambino

mi fanno impazzire.

Le tue mani

le comprerei.

"Favole"

Favole

raccontami

di là dal celeste balcone

fiorito

ascolto questi singulti

non so proprio il perché

il sentiero stavolta parla di

favole

raccontami

di là dal celeste balcone

sfiorito

ascolto questi singhiozzi

non so ancora perché

il sentiero stavolta sussurra di

favole

raccontami

di là dal celeste balcone

crepato

ascolto questi lamenti

non so non lo so

il sentiero stavolta mi porta

alle favole nere.

Flebile flebile

come questa voce

dolce fu attendere

ero pronta energia

ero la scia

 

Voglio metamorfizzarmi in un'aquila

nera

crudele essere voglio

artigli lacerano la carne

il becco disintegra i cervelli

volare più alta

 

il mio genere

m'incatena

 

 

 

 

 

Purché tu sia saputa risalire

Purché

Infatti parevano giocattoli

parevano purché

li guardavi stralunata

li guardavi infatti

Persino il cucchiaio tremò

il cucchiaio persino

Quando cadde per terra

per terra cadde

non conobbe altro che dell'altro

Purché persino quando li guardavi

per terra infatti cadde.

Mi muoverei senza indugi

Mi muoverei senza ripetizioni

se mi muovessi con l'alone

e piuttosto indugiante

quando i fiammiferi m'impediscono di fumare

Sfregamento inutile

come pube sullo spigolo d'un tavolo

 

 

 

 

 

Parlami del sottosuolo

e poi dell'immensità

ma non dirmi del dolore

giacché satura ne sono

 

Gridami la gaiezza

al di là della frattura

dei tuoi sentiti belati

di luce tiepida e accecante

nelle stelle del nostro immenso piacere di

essere per non essere e di sentire

senza sentire / perché il benessere

delle nostre anime sconvolte è così

grande nelle schiere degli angeli impazziti di dolore

che non sanguina più

il cielo dei nostri rimorsi né

risplende ma risplenderà

perché il sapore del terreno è amaro

e dolce e nello stesso tempo

non c'è tempo e non c'è terreno.

Parole stracciate

su carta a brandelli

 

L'ha graffiata il mio gatto

perché mi vuole per sé

 

 

AFASIA

 

 

Il signore guarda la stanza

entra nella stanza

tossisce

- eco nella stanza -

i colori si fondono

e il signore si meraviglia

splende ora la stanza

del colore della luce

il signore si abbaglia

abbassa gli occhi

incuriosito li rialza

Nessuno conosce la storia

del signore che entra nella stanza

dove l'eco ed i colori

sprofondano con la stanza.

"Van Gogh"

Gustando le fragole marcie

andetti

a giocare con le parole

frugale nel fondo

piccoli nei brufoli neri

pennava l'inchiostro con la carta

roteando pupille senza palpebre

fui errabonda giovine giovane

esploravo cavernosa la pelle del letto

sul tetto folletto indovenava la tua braccia

correzzzioni ortografarie m hanno incuadrata

escire io usco dal flebile gusto delle tozze

rapozze dita mangiate

sacchero e zule di eterna golìa

profonda virulenta indecisabile pàrola

mi chiamo

senza ditemi basta!

coloraterrimo arcobaleno di pioggie di bufere cicloni-che

calava a cappa sul / celo

lo sguardo: non occhio che me

megocentrismo assilloso annoda i ricciuoli

novecentesimo secolo di quali progenie

progetti protetti

provati sapori?

Leggetti dunuomo ch uccise la vecchia usurandaia

maltello e scarpello scricchiavano sulla ronda

delle scale

scioccòmi il colore di una pozzanghera

di sangue insul tappeto

scotettero il testo..

Fuori! -anzinò- Dentro!

Fu laccentapostrofo a morire di pianto.

Lacrimuzza chi scendea

-parea la musa tua duemileggiante-

onde posar tu tacqui la tristezza

e sempre l'acqua a dir dove io fui

quieto mesto cullo feto

a favellar chi m'insegnò?

 

 

 

 

 

c'è una mela sull'albero

c'è una

c'è una mela

io odio le mele

questi frutti di tante razze

questo sapore di tanti gusti

quella rotondità imperfetta

sono sicura che se c'avessi pensato non l'avrei mangiata

le sue proprietà digestive le avrei conferite all'alga

io sono come quel verme che muore soffocato dentro

la sua maledettissima mela

 

 

 

 

 

Giostra di sentimenti

girerà intorno a questi anni

finché ragione ed

abitudine ed abulia

faranno di noi

un tiro a segno

con i premi di consolazione.

Erano minutamente minuscoli e ingrovigliati

con le zampette

 

la rotondità dei loro corpi toccai con le dita

 

ragnatele in questi miei capelli

 

ragni in ogni ogni

 

eccolo controluce a tessere verso l'alto

 

strappo il filo

 

o come polvere

 

non cadi.

 

 

 

 

 

Sogni fa il cammello

la notte ventosa

e le tende non altro che mantelli

il sibilo del sale

il terreno respira

così poco compatto

SABBIA nei miei occhi

non riconosco né oasi né inferni

 

 

 

 

 

Il buio pensiero della serenata

quando la treccia tagliai se n'è andato

balconi non ho sospesi nell'alto

scavalco ogni giorno e son la mia porta

e queste braccia che non vogliono chiudersi.

 

 

 

 

 

La finestra della casa si spalancò

sembrò urtare le pareti

dentro e fuori

la tenda color fumo si spinse nel cielo

cercando di staccarsi da quel soffitto umido

si stracciò le ali

e dei brandelli ora piange il soffitto.

 

 

 

 

 

Fermo ad uno steccato

che s'appoggia a fare?

Certamente stanchezza.

 

 

certamente

cadrà

,

 

 

 

 

Qualcosa è trascorso

il pozzo rigurgita fango melmoso

non più vagiti della catena

il secchio sprofonda

la catena si spezza

qualcosa è trascorso

fra le viscere nere del sottosuolo.

 

 

 

 

 

Il sole lumina

il lume soleggia

 

la luna crea

la poesia lunatica

 

il vento sale

il cielo avventa

 

la vita muore

Silenzio

C'era una volta il West

e non c'erano più gl'indiani

Sporchi yankies

Pallidi e vigliacchi

Immutabili sospiri del niente

se il silenzio amasse i sospiri

e le rocce urlassero vendetta

forse l'erba marcirebbe

e il vento trasporta la voce del silenzio

e questo sole lo deforma / lo trasforma

Non finisce mai?

E non lo so.

 

 

 

LE TERRE SOMMERSE

 

Probabile

essere

probabili

dove la luna

è scomparsa

Ed oltre i pori?

le stelle

Se la notte parlasse

al tuo sonno giornaliero

tu, dolce fanciulla cosa diresti?

Lo berrei senza miele né fiele

Allora i tuoi occhi cerulei

nascondono il nero della

tua luna sognante

fonte di vita e d'Ammore.

La linea sottostante nascose lo sguardo

e il gatto non fu mai grigio

L'illuminazione trasmittente

ci scagliò nelle pupille

 

 

 

 

 

e sorrise

poi disse

perché

quando il cielo squartò la luna

e l'infinito disse

l'infinito che altro è?

Splendide carezze dava il vento

guerra da lontano

ta-tum il tempo

vi marciava

questo muro fosse amianto

e il cielo fuoco

non avrei paura più

dell'universo

corre la luce sul piccolo occhio reciso

la pupilla non ha limite né colore

Seguire la scia

dissero le onde

poi un giorno

il sole asciugò

il mare

e il vento assorbì

le scie delle nubi

e tu fosti nuovamente

libero

 

 

 

 

 

non poserà più fiore

sulla tua scossa veste e quel sorriso

e quel pallore

non rimproveri

la notte

che la culla d'un bambino

è a cent'anni il proprio sonno.

mondo tondo

rubicondo giocondo

terra serra

guerra inghilterra

pianeta asceta

seta moneta

nulla culla

 

nulla

 

 

 

 

 

brevità mattutina

del pensiero solo tracce

da fiutare

e profumi di alterno respiro

cavità illuminate

da gioiosi sogni

"La ballata del sole"

L'aura mattina

si sdraiò sulla notte

coprì d'alba l'emisfero

e si sedette ad osservarlo

 

Occhio nell'occhio

chi sei?

il tuo colore mi si abbina

guardarmi vorrei nello specchio del ghiaccio

a vedermi sciogliere col fiato mio

Ma se fine ha significato

i ricordi cosa sono?

 

J'attends le temps

et le temps me regarde

 

Guardava la polvere sulle lenzuola

disse "hai dormito un millennio"

gli occhi velava d'azzurrino dolore

e crocifisse la mano sul cuore

Volo di gabbiano

perderà le ali

o le sue zampe rugose

senza artigli non s'atterra

 

J'attends le temps

et le temps me regarde

 

L'aura mattina

si sdraiò sulla notte

e fu la luna

che l'assorbì, la sera.

E' notte.

più nulla mi nasconderà.

 

 

 

 

 

Quietamente accullata nelle vesti di tulle

la ballerina scende i suoi gradini

attratta dal colore del ritmo

lo rifugge chiudendosi nelle sue stanche melodie.

 

 

 

 

 

lascia che le mani camminino

lascia che le mani corrano

lascia il mondo in baraonda

togliti le scarpe

sali queste scale

le torri bianche di porcellana

si spezzano

lascia che le mani volino

non raccogliere cocci

Cantava il fiume instancabilmente

Il riposo è nel ghiaccio

la roccia millenaria è silenziosa

non c'è zucchero non c'è sale

 

Io canto perché il silenzio è anche in fondo al mare.

 

 

 

PIRAMIDA

 

Che vuole

 

questa gente che m'osserva?

Non conosco i loro volti

Andate via

mostri di mostruosità

e lasciatemi esistere

senza vivere.

 

 

 

 

 

Cullavo le mie voci

dormienti

pullula l'aria di me

eccomi nella cassapanca

ad annusare

 

la naftalina

Saggio l'assaggio?

o meglio morire ingozzati dal tempo..

e sapere potere

vomitare pensieri..

 

 

 

 

 

Le foglie si sono seccate

e confondono il loro colore

saranno forse già morte

 

La linfa è traditrice.

 

 

 

 

 

Coloratissime frivole

ginocchia della storia

io appoggio la sera

e discendo la notte

fuggiva lontano ogni sentimento

voleva tornare al sole

e lì riscaldarsi

 

Tornerò indietro

appena dopo colazione.

Pensavo profumi di marcio

colore

quell'occhio serrai

come una cantina

odoravo di chiuso e d'umidità

 

e mi stagionai.

 

 

 

 

 

Imparare a muovere il cervello

per conoscere lo spazio che vi vibra

e per spaziare nella conoscenza che ci sarebbe.

 

 

 

 

 

Giostrerò le mani al vento

avvolta dalle polveri dalla sabbia

e dal terriccio

diventerò di creta

gesso

marmo

porcellana

e poi cadrò a terra

avvolta dalle polveri dalla sabbia

e dal terriccio

Affanno mi scanno

voglio la sintesi delle mie cellule

sono la greca che muore

in fede a un pensiero

divento latina e vive

al mio fianco colorata leggera l'estasi fuggevole dei desideri

Voglio il succo dei miei pensieri

sono la rivoluzione d'ogni tempo

fatta mio tempo

esaltazione idealizzazione

ogni -zione s'aggiunge di a

 

o come vichingo di bionda violenza

m'armo di scudi e ferraglie

 

 

 

 

 

Se non saranno parole

parleremo fili di lucida seta

attorcigliati fra i corpi remoti

individuati da pallide luci

nel sentiero del cielo

 

farfalla sarà

L'amore

non esiste

neppuredovecè

neppuredovecè

dovè?

Oh Cristo

io damoremuoio!

 

 

 

 

 

Sognando ho rinunciato a vivere

Questo corpo di gommapiuma

scopre l'agopuntura

 

Jonathan Livingstone

 

 

 

ciao,

come stai?

 

Ancora 3
Ancora 4
Ancora 5
Ancora 6
Ancora 7
Ancora 8
Ancora 9
Ancora 10
Ancora 11
Ancora 12
Ancora 13
Ancora 14
Ancora 15
Ancora 16
Ancora 17
Ancora 18
Ancora 19
Ancora 20
Ancora 21
Ancora 22
Ancora 23
Ancora 24
Ancora 25
Ancora 26
Ancora 27
Ancora 28
Ancora 29
Ancora 30
Ancora 31
Ancora 32
Ancora 33
Ancora 34
Ancora 35
Ancora 36
Ancora 37
Ancora 38
Ancora 39
Ancora 40
Ancora 41
Ancora 42
Ancora 43
Ancora 44
Ancora 45
Ancora 46
Ancora 47
Ancora 48
Ancora 49
Ancora 50
Ancora 51
Ancora 52
Ancora 53
Ancora 54
Ancora 55
Ancora 56
Ancora 57
Ancora 58
Ancora 59
Ancora 60
Ancora 61
Ancora 62
Ancora 63
Ancora 64
Ancora 65
Ancora 66
Ancora 67
Ancora 68
Ancora 69
Ancora 70
Ancora 71
Ancora 72
Ancora 73
Ancora 74
Ancora 75
bottom of page