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ALBA E L'ALBICOCCO

PARTE PRIMA - IL SEME

Questa è la storia di Alba, nata e cresciuta nel mondo di Isipho, in un tempo senza tempo dove tutto è possibile..

 

Alba si occupava di un piccolo frutteto e sapeva preparare le più squisite marmellate della valle; nel tempo libero amava suonare la fisarmonica ai bambini e ascoltare il fiume, che scorreva a due passi da casa.

Nel mondo di Alba non c’erano né re, né regine, né parlamenti, né dittature, la vita politica ed organizzativa era gestita da ogni abitante, compresi i bambini, attraverso una rete di terminali collegati da ogni casa ad un cervellone elettronico, un server potentissimo che elaborava ogni decisione e poneva l’attenzione sul perfetto funzionamento del vivere comune, all’interno della valle.

Nella terra di Alba tutto era di tutti e a nessuno mancava nulla, le giornate fluivano serene in un tiepido clima di concordia.

 

Ma quel giorno successe qualcosa di inaspettato..

Il server, che qualcuno chiamava WIR (noi) e altri IT (esso), lanciò un allarme al termine di una periodica rielaborazione dati. Il messaggio che lanciò sugli schermi non era mai apparso prima d’ora..

Alba era appena rientrata dalla serra quando udì il cicalio del terminale, si avvicinò e lesse:

 

“Il sistema ha rilevato la seguente anomalia:

* diminuzione feste, iniziative, creatività, proposte.

Aprire l’allegato e inviare risposta entro tre giorni.”

Il server aveva inviato ad ogni persona (esclusi i bambini) un indovinello, diverso per ciascuno e, imperterrito e disarmante, continuò a segnalare lampeggiando:

 

“Connessione in corso.. Ricerca chiavi livello successivo.. Attendere prego..”

 

Alba aprì curiosa il suo allegato che recitava così:

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“Come stella brilla, tra semi, fiori e frutti, brilla per tutti, ma quando sale la-nebbia-che-tutto-avvolge, c’è qualcosa che non scorge... Quella stella tanto amata, di che cosa si è dimenticata?”

 

Stampò l’indovinello e corse al fiume. Strada facendo incontrò la piccola Gaia col fratellino Cosmo che le saltellarono intorno tutti eccitati.

“Hai risolto l’enigma? Lo zio dice che dovete tutti rispondere in fretta e chi ritarderà dovrà superare una dura prova! Lo zio ha già risposto, dice che è semplice..”

Alba si accovacciò per abbracciarli e disse loro:

“Sto andando al fiume a leggere attentamente il mio enigma e trovare la risposta. Ci vediamo dopo, stelle!”

E li salutò col pensiero alla sua stella che brilla..

 

Arrivata sulle rive del fiume lesse e rilesse quella filastrocca, tanto da girarle la testa; si chiedeva “ma parla di me? sono io quella stella? E di che cosa mi sarei dimenticata? E che cos’è quella nebbia?”

Alla fine decise di tornarsene a casa e dormirci sopra. Dormì di un sonno agitato e al mattino nessuna intuizione salì dai sogni.

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“Oggi risponderò” si disse Alba e iniziò le sue faccende, confortata dal pensiero di zio Tobias, per il quale era semplice trovare la risposta all’indovinello di WIR-IT.

Ma arrivò sera che Alba stava ancora scervellandosi in merito alla nebbia-che-tutto-avvolge e iniziò a percepirla come un campo magnetico invisibile che la teneva prigioniera..

 

Il terzo giorno ricevette la visita di alcuni anziani che la sollecitarono a rispondere ed ascoltare col cuore quelle parole, meno misteriose di quanto sembrassero alla sua mente. Arrivarono anche i bambini ad annunciarle che avevano risposto tutti tranne lei. Le raccontarono anche che in paese c’era molta agitazione, senza il server la vita si era complicata e per la prima volta i bambini avevano assistito a delle liti tra adulti.

Ondina, una bimba più grandicella esclamò come pensando ad alta voce:

“ Sembra che tutto venga messo in discussione..” ed aggiunse: “anche tu, Alba, sei strana.. e non sai rispondere al tuo enigma, il tempo è quasi scaduto, vuoi che ti aiutiamo noi a risolverlo?”

Ma Alba rifiutò l’aiuto dei bambini e quella notte sognò di arrabbiarsi con la signora Agata. Quando il sogno assalì la sua memoria ricordò pure come c’era rimasta male, un anno prima, quando decise di donare alcune albicocche alla signora Agata e questa ne prese le migliori e così tante che non stavano più nella borsa, tanto che alcune erano scivolate fuori rotolando ai suoi piedi.

Sempre più smarrita e confusa da tante emozioni inquietanti, Alba seppe che non avrebbe risposto neanche quel giorno e si addormentò sul divano con il foglio spiegazzato fra le mani.

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PARTE SECONDA - IL FRUTTO

Al mattino si svegliò improvvisamente, qualcuno stava bussando alla porta. Colta da un attimo di ansia si tranquillizzò quando vide le quattro donne meravigliose che sorridevano sull’uscio, le fece entrare e attese il verdetto.

Bianca ruppe il silenzioso imbarazzo: “Mia cara, siamo qui messaggere della comunità, accendi WIR.”

Lo schermo si illuminò e sullo sfondo arcobaleno iniziarono a scorrere queste parole:

 

“Tempo scaduto - Censimento incompleto - Funzioni sospese.“

 

Fiamma si avvicinò ad Alba e tradusse: “IT è fuori uso, la tua non-risposta ha bloccato il sistema e tutte le attività sono rallentate o impedite.”

Alba sentì un macigno cadergli sulle spalle, Zaffira e Dora la presero a braccetto e riuscì a balbettare: “Che cosa devo fare?”

Fu Zaffira a rispondere: “Fai un bel respiro profondo e ascolta..” Le versò dell’acqua e lasciò la parola a Dora: “Dovrai superare una prova e non sarà come rispondere ad un indovinello.. IT chiede un’impresa da te.. Dovrai far maturare un frutto da una gemma di uno degli alberi.”

Alba barcollò, strabuzzò gli occhi, si sedette, bevve e disse: “E’ impossibile!”

Bianca ribatté subito: “WIR è stato programmato da esseri umani, tutto ciò che viene elaborato è possibile.”

Le quattro messaggere si avviarono verso la porta, Alba le accompagnò, le abbracciò una ad una e Dora aggiunse: “Stavolta non ci sono scadenze, prenditi il tempo che ti serve” e si salutarono.

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Alba riaccese il video arcobaleno e vi lesse:

 

“Chiave di sblocco sistema:

Dall’albero la gemma diventi frutto, senza fioritura

 

Premere AVANTI ad azione avvenuta..”

 

“Mi dò altri tre giorni” si disse e si immerse immediatamente a risolvere il caso.

Lesse di tutte le tecniche botaniche passate e presenti, ripassò gli innesti, scovò persino un testo alchemico antico sulla trasmutazione degli elementi ma non ne venne a capo. Uscì nel frutteto e scelse l’albero, il più vicino alla casa, lo ispezionò, osservò a lungo le gemme continuando a pensare quale testo avrebbe potuto aiutarla nella sua impresa botanica. Cercò a lungo nella Rete un’informazione utile ma niente di simile era mai accaduto e si convinse che fosse contro-natura.

Quella prima sera Alba si coricò esausta, il cervello friggeva di nozioni e le gemme continuavano a guardarla.

 

Si svegliò prestissimo, corse dall’albero e iniziò a meditare seduta ai suoi piedi. Poteva sentire la corteccia sotto la schiena, le parve di percepire tutti gli albicocchi del frutteto, parlò con loro, pianse e rise, poi aprì gli occhi e le gemme erano tutte al loro posto.

Si precipitò nella banca dati e iniziò a cercare i testi sciamanici dei millenni scorsi, formule magiche del Mondo di Mezzo, danze propiziatorie attorno al tronco e invocazioni in bizzarre lingue arcaiche.

Trascorse il pomeriggio e la sera a vagare intorno all’albero senza alcun risultato concreto.

Quella notte dormì sotto l’albicocco, sognò di galleggiare in un mare di radici mobili che la sostenevano ma la facevano inciampare.

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Il mattino seguente entrò in casa decisa a non leggere né sperimentare più nulla, si rifocillò e, con passo spedito, andò a sedersi al solito posto.

Sapeva che la forza di volontà smuove le montagne ed era eroicamente convinta che se si fosse concentrata abbastanza, l’albicocca si sarebbe materializzata. Oramai la quantistica lo dimostrava possibile.

Così passò anche il terzo giorno e quando Alba uscì dalla sua ipnosi e aprì gli occhi dopo ore, scorse le solite gemme immobili e brillanti sui rami.

 

Si voltò ad ammirare il tramonto e si scoprì a sorridere, quasi divertita e arresa alla natura delle cose. Incantata da quel microattimo di estasi che il tramonto le aveva donato, venne distratta da una piccola ape ronzante..

Certamente custode del miele di albicocco, quell’animaletto continuò a volare proprio davanti ai suoi occhi, in un’onda continua di lemniscata ∞, un otto orizzontale.. “Vuole dirmi qualcosa” pensò Alba mentre roteava le pupille nella danza dell’ape.

E fu allora che la danza mutò e nell’ultima luce del giorno, nell’aria immobile, l’ape disegnò la parola AMORE.

Un caldo tepore invase il petto di Alba, un palpito al cuore, e guardò l’albero con l’infinita tenerezza che ispirano germogli e cuccioli. Lo rivide fuscello, lo strinse a sé con le lacrime agli occhi, scusandosi per i tormenti a cui l’aveva sottoposto negli ultimi giorni.

L’intenso abbraccio sembrava non avere fine, Alba poteva sentire le radici nel profondo della terra, nell’attimo in cui una lacrima andò a posarsi su una gemma.

Fu come se un fremito scuotesse l’albero, Alba aprì gli occhi: davanti a sé spiccava un’albicocca, lucida, acerba e rotonda.

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La sfiorò cautamente, la accarezzò a lungo senza pensare a niente, poi si ricordò di WIR, si chinò a baciare le radici del suo albero e corse in casa a cliccare “AVANTI”.

 

Di lì a poco la casa di Alba divenne meta di tutto il villaggio ed attorno all’albicocco ognuno si soffermava in silenzio.

Il frutto brillava nella notte mentre l’albero si spegneva, le altre gemme stavano morendo impercettibilmente e le foglie erano tutte ingiallite.

Solo quando Alba se ne accorse capì cosa le fosse successo e cosa le stesse succedendo.

“Chi dimentica cos’è l’Amore dimentica anche se stesso..” pensò e, abbracciandosi, provò quella stessa tenerezza verso di sé.

 

Intanto nel frutteto stava nascendo una gran festa, arrivarono i musicisti, le vivande, i menestrelli, addobbi ed allegria; i poeti cantavano l’intensità di quei giorni e nuove canzoni nascevano intorno al falò, nella rinnovata danza di Utopia.

La festa proseguì per giorni, il frutteto fiorì incantevole e le idee circolarono, come WIR-IT, a pieno regime.

Vennero finalmente pubblicati gli elaborati dell’indovinello: la soluzione all’enigma era una soltanto per tutti, perché la risposta era sempre “io”..

 

paola gandin

aprile 2009

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